Viola Nicolucci scrive di noi su Valigia Blu!

Un articolo che rilancia il nostro progetto di teatro e gamification in carcere a cura di Viola Nicolucci, una cyberpsicologa attenta ai significati culturali dei processi educativi.

I videogiochi hanno il potere di calarti nei panni di un altro.
Si parla spesso di videogiochi per la salute mentale.
Si parla troppo poco di videogiochi per l’impatto sociale.
Si parla tanto di adolescenti.
Tutti a guardare “Mare Fuori”, ma poi non si parla di adolescenti in carcere. In un contesto in cui la politica i giovani li vuole zittire e punire.
Il 18 Ottobre 2023 ad un panel di discussione alle OGR, Raffaella Vitelli – coordinatrice di progetti per l’innovazione sociale per l’associazione Mediterraneo Comune – racconta il progetto di sviluppo di “Fammi Vedere la Luna” un videogioco per avvicinare i giovani dentro e fuori il carcere e abbattere i pregiudizi verso i minorenni che hanno commesso un reato, o dovremmo parlare di stigma?
La presentazione quel giorno non l’ho vista, ero catturata dalle parole di Raffaella e gli ingranaggi del mio cervello cominciavano a girare e immaginare, immaginare cosa fare di quanto stavo ascoltando. Nella stessa occasione scopro che la libertà d’uso delle nuove tecnologie e di accesso ad internet è un diritto violato in carcere, che a tutte le persone detenute, soprattutto se minorenni darebbe invece un’opportunità.
Ho cercato di capire com’era la situazione internazionale, ho contattato colleghi all’estero per sapere se esistessero progetti e letteratura: nulla, o pochissimo. Ho ascoltato podcast, visto testimonianze e alla fine intervistato Raffaella Vitelli per Mediterraneo Comune e Alessio Scandurra per l’associazione Antigone.
La sensazione è che chi nasce con uno svantaggio socioeconomico che lo porta a commettere reati sia poi preso a schiaffi da uno Stato sociale (e non) che non sfrutta le risorse per la rieducazione e il reinserimento sociale. Spero che sia una mia sensazione sbagliata e non un rischio reale.
Al solito chi ha uno svantaggio è considerato “altro” e non c’è un vero desiderio di integrazione. Mi sono sempre chiesta come si fa a non essere curiosi dell’altro. A me l’alterità fa sedere ed ascoltare.
Nell’articolo scoprirete la storia di sviluppo del videogioco, che ha coinvolto i giovani detenuti nel codesign e l’arrettratezza del sistema penitenziario verso le nuove tecnologie.

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